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Pomodori, vento e meditazioni

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Paesaggio nei pressi di Manfredonia, sotto al Gargano, Puglia

Asfalto. Pomodori, pomodori, pomodori. Raccoglitori. Ancora raccoglitori. Vento, vento, vento. Un sacco di vento. Qualche discarica. Troppe discariche. Il Gargano a fianco a noi. Ecco, grossomodo il percorso di oggi è stato questo. Da Torre Mileto, dopo una breve tappa ad Apricena dove grazie al cielo ci è venuto in mente di sfamarci (non perdetevi le “caramelle” calde! Simili alle nostre frittole ma con la marmellata al centro) e di bere qualcosa al bar, il nulla. Non una fontana, non un paese, non un bar.

Finché non siamo arrivati alle soglie di Manfredonia, e ci è spuntata davanti la Basilica di Santa Maria Maggiore, molto bella. Chiacchierando col pellegrino Diego, partito da Sulmona e arrivato a casa, nel Gargano (era la sua ultima tappa) e il custode del santuario, abbiamo scoperto di dove tornare indietro per arrivare alla nostra destinazione finale.

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Basilica di San

Dopo qualche peripezia di fine tappa, come ad esempio l'attraversamento di una strada a 4 corsie dove la velocità media era di 205 chilometri orari, arriviamo quindi all'Abbazia di San Leonardo. Sebbene sia sotto restauro, mezzo impalcato e sovrastata da una gru, l'edificio rimane molto molto bello. È un ex abbazia teutonica del XII secolo, costruita da monaci cavallereschi del periodo medievale. Fino a qualche anno fa era chiusa e non abitata. Da tre anni ci abitano e hanno iniziato a riprendere la presenza i Ricostruttori nella preghiera, una comunità religiosa che pratica come disciplina la meditazione profonda, nel mondo cristiano più conosciuta come preghiera del cuore o esicasmo.

A vivere fisicamente in Puglia sono tre uomini e due donne ma questa piccola comunità è in una fase di transizione perché da 2 mesi sono ripresi i lavori del restauro totale del complesso per rendere accessibile tutto ciò che è rimasto della vecchia abbazia: monastero, chiesa, chiostro, splendide facciate.

Al nostro arrivo, ci accolgono due ragazze e alcuni ragazzi con delle lunghe barbe. “Fa parte della tradizione monastica” ci spiegherà poco dopo Ciro, il cordiale sacerdote che ci ha accolti. “I Ricostruttori – racconta il giovane prete - non sono un ordine, sono un movimento ecclesiale. Una sorta di associazione cattolica che raccoglie i fedeli in vari stati di vita, età, provenienza”.

“Noi cinque abitanti di questa comunità siamo tutti consacrati, ovvero seguiamo i consigli evangelici: povertà, castità e obbedienza. Alcuni di noi sono anche sacerdoti, ovvero abbiamo seguito un determinato percorso di studi e ricevuto un sacramento dell'ordine per diventarlo”.

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20140821_085548_Strada Statale 89

Dal momento che noi appariamo un po' confusi, Ciro, che ha un fare cordiale e molto dolce, ci spiega meglio: “Ci possono essere consacrati – come suore, frati, monaci – che non sono necessariamente sacerdoti e sacerdoti diocesani che, viceversa, non hanno assunto consigli evangelici come scelta di vita”.

Gli chiediamo incuriositi di sapere qualche cosa di più sulla loro comunità e sulle pratiche di meditazione. “I primi gruppi di Ricostruttori hanno iniziato a riprendere le meditazioni alla fine degli anni Settanta. Erano soprattutto ragazzi, che cercavano dei posti nei quali stare anche. L'unica possibilità fu trovata inizialmente in provincia di Novara, in una cascina di proprietà della diocesi. Era un edificio praticamente in rovina e i ragazzi hanno iniziato a sistemarla, accorgendosi, mentre lavoravano, che era anche un modo per ricostruire se stessi, in senso spirituale. Le due cose si supportavano a vicenda. È nata così la definizione di “Ricostruzione nella preghiera”.

“Il nostro fondatore era un gesuita, Gianvittorio Cappelletto, morto nel 2009. È stato andato in Oriente per apprendere come meditare, con approvazione dell'ordine. Ha imparato da maestri indiani e si è accorto che conosceva già ciò che stava imparando, una conoscenza che alla sua tradizione cristiana era nota come esicasma, o preghiera del cuore. Rientrato ha iniziato poi a insegnare meditazione a Torino”.

“È una forma di preghiera che accomuna tutte le religioni. La nostra è una meditazione silenziosa, si recitano dei mantra che si chiamano però nella tradizione cristiana giaculatorie. Sono delle preghiere: frasi ispirate, tratte dalla Bibbia, che si ripetono inserendole nel respiro. Nella preghiera esicastica si usa in genere la parola Gesù ma ci sono anche delle contrazioni. Ad esempio una giaculatoria molto utilizzata è 'Abbi pietà di me'”.

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Ciro, sacerdote dei Ricostruttori nella Preghiera

Ciro ci consiglia anche un libro molto conosciuto nel mondo cristiano, intitolato 'I racconti del pellegrino russo', il cui protagonista incontra un maestro spirituale che gli insegna la preghiera del cuore. “Noi qui facciamo quattro meditazioni al giorno – aggiunge - al mattino, prima del pranzo, prima della cena e prima di andare a dormire”.

“In Oriente la pratica è la stessa – dice il sacerdote - magari utilizzando altre forme, anche ad altra voce. La tradizione meditativa è anche cristiana anche se molto meno conosciuta. Nel mondo cristiano non si è così estesa e sviluppata come in Oriente, ma è sempre stata una pratica presente fin dai primi secoli. Già i Padri del deserto, fondatori delle origini, praticavano la preghiera del cuore. Poi quest'usanza si è affievolita”.

I Ricostruttori nella preghiera sono una comunità piccola ma abbastanza diffusa in Italia. “Ci sono diverse sedi ufficiali, più diffuse al Nord che al Sud, ma siamo in quasi tutte le regioni” dice Ciro. “In Sicilia ci sono addirittura sette sedi. Nel sud peninsulare ci sono Foggia, Napoli, Salerno e poche altre”. Lui viene da Ferrara, ha studiato teologia e vissuto a Roma per 9 anni, e abita in Puglia da tre.

Ci racconta che si è avvicinato ai Ricostruttori con approccio assolutamente laico e che, anzi, cercava di far cambiare idea ai giovani della sua età, salvo poi rimanere conquistato dalla loro serenità e dal loro stile di vita, dall'alimentazione (vegetariana) alla meditazione, al modo sobrio di vivere.

“I simpatizzanti sono diverse centinaia ma è difficile fare una stima precisa, non c'è nessun obbligo”, ci dice. “Ad assumere un impegno formale intraprendendo un percorso specifico sono circa 250 persone, sia uomini che donne presenti in pari percentuale. Si tratta di una strada parallela rispetto a quella dei consacrati, che vivono nelle comunità e sono poco meno di un centinaio”.

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I Ricostruttori continuano la tradizione di rimettere a posto i luoghi. “Tutte le nostre case sono state risistemate da noi, sono pochissime le strutture costruite da zero. La maggior parte erano cascine, ex ruderi. La finalità è appunto spirituale: il lavoro in generale è modo per crescere spiritualmente. È casuale che per noi sia stato edile, quello appunto della ricostruzione, e ora continuiamo la tradizione, con lavori anche idraulici o da elettricista”.

“Le nostre giornate tipo sono diversissime, dipende da persona a persona - se uno di noi, ad esempio, è medico, può capitare che eserciti – e dalla comunità. Alcune sono più attive nell'apostolato, altre lavorano la terra, altre ancora si occupano prevalentemente di posti in ricostruzione”.

“Nel nostro caso, quando il restauro all'Abbazia sarà terminato, vorremmo fosse un centro di spiritualità in senso lato, per chi è alla ricerca di sé e di Dio, in modo anche inconsapevole. La Diocesi e la Sovrintendenza stanno curando i restauri. Una parte della struttura diventerà museo: vorrebbero creare in Puglia un polo museale archeologico con più sedi e San Leonardo sarà una di queste. L'altra parte rimarrà a disposizione della chiesa e sarà gestito da noi, che ci abitiamo”.

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Abbazia di San Leonardo a Manfredonia

“Vorremmo avviare tutta una serie di attività che rimandano agli aspetti spirituali della vita. Non solo e necessariamente fare meditazione. Pensiamo a laboratori pratici: artistici, teatro, yoga, respiro, storia delle religioni, corsi medici o paramedici, alimentazione, aperti a tutti. Non facciamo cose con una connotazione specifica religiosa. Qua c'è risposta da parte del territorio perché ci sono poche alternative”.

“Le meditazioni dei Ricostruttori in ogni caso sono aperte a chiunque, anche se è necessario sapere ciò che fai, occorre esser stati introdotti. Periodicamente vengono fatti dei corsi, in genere si tratta di 8 incontri che ti insegnano una tecnica poi utilizzabile. Ciò che facciamo accomuna le diverse tradizioni ed è tendenzialmente un atto di apertura”.

testi e foto di Cristina Favento©

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